K-Adriatica ed i biostimolanti contro il cambiamento climatico

L’Ue chiede il taglio dei fertilizzanti: necessario renderli più efficienti e biodisponibili racconta Maria Rosaria Stile, direttore dell’area Ricerca e Sviluppo di Adriatica Group

Per affrontare il clima impazzito e la crescente presenza di patogeni cosa bisogna fare? K-Adriatica, con oltre 50 anni di esperienza, si posiziona come leader nella produzione di fertilizzanti e soluzioni nutrizionali per l'ortofrutta: il catalogo di K-Adriatica ha più di 250 prodotti, di cui il 30-40% sono biostimolanti
 
Adriatica s.p.a produce fertilizzanti e concimi in Italia, nei due stabilimenti di Loreo e Noicattaro (Bari), mentre i granulari sono prodotti anche in Croazia. La commercializzazione dei prodotti del catalogo di K-Adriatica, gestita dalla sede centrale di Loreo e dalle 6 filiali dislocate nel mondo (Croazia, Grecia, Marocco, Cile, Cina e Sudafrica), si estende ad oltre 70 paesi in tutto il globo. Inoltre, Adriatica Group dispone di una malteria a Melfi e svolge anche attività di miglioramento genetico sui cereali. 
 
Maria Rosaria Stile guida l'area Ricerca e Sviluppo dell'intero Gruppo Adriatica, garantendo un impegno costante nella ricerca di soluzioni avanzate per affrontare le sfide del cambiamento climatico.

In un contesto di clima siccitoso e aumento di patogeni, l'Unione Europea propone una significativa riduzione del 50% degli agrofarmaci e del 20% dei fertilizzanti. Come affrontare questa sfida e conciliare le esigenze agricole?

“Nell'ottica di rispondere alla richiesta dell'UE ed affrontare le sfide climatiche, K-Adriatica propone soluzioni innovative. La necessità, infatti, di rendere i fertilizzanti più efficienti e favorirne l'assorbimento è al centro della strategia di Adriatica Group. Un progetto significativo di K-Adriatica si concentra sulla circular economy, impiegando il sottoprodotto di un processo industriale per l'estrazione di proteine da soia, pisello e altre leguminose: questo viene trasformato in un biostimolante, capace di migliorare l'efficienza dei fertilizzanti e potenziare la risposta delle piante agli stress abiotici.
 
K-Adriatica, infatti, sta lavorando sul siero, residuo della materia prima (soia, pisello, ecc.) dopo l'estrazione delle proteine, che contiene nutrienti e componenti naturali che non solo migliorano l'assorbimento dei concimi da parte delle piante, ma anche la risposta alle condizioni di stress, grazie alla loro azione biostimolante. In K-Adriatica abbiamo infatti verificato che il siero, applicato per via fogliare e miscelato sia con concimi organici che inorganici, ne migliora l’assorbimento da parte delle piante. Inoltre, formulato in modo appropriato e somministrato per via radicale, ha dimostrato di migliorare la risposta delle piante in condizioni di elevata salinità.”
 
All’interno della circulary economy e della sostenibilità di K-Adriatica, emerge un approccio innovativo attraverso il recupero delle radichette di malto dalla malteria di Adriatica Group che, sottoposte ad un processo di idrolisi, liberano tutte le componenti nutritive e biostimolanti. L'idrolizzato così ottenuto diventa parte integrante di alcuni prodotti di K-Adriatica, come la miscela con un idrolizzato di alghe, progettata per fortificare la pianta e migliorarne la resistenza agli sbalzi termici.
 
Per rispondere alle richieste dell’Unione europea, i biostimolanti rappresentano solo un aspetto delle soluzioni possibili proposte da K-Adriatica, che considera anche il suolo e l'interazione tra esso e la pianta come fondamentali. 
 
Contrariamente all'approccio tradizionale che vedeva la pianta come unico focus dell'agricoltore, oggi si pone attenzione anche sul suolo ed il suo microbioma: in questa visione, l'uso dei concimi minerali classici viene rivalutato, perché vanno utilizzati in modo mirato, ad esempio con distribuzioni localizzate, e soprattutto forniti nelle dosi e momenti giusti. Bisogna lavorare nella direzione del raggiungimento dell’equilibrio suolo-pianta e K-Adriatica si impegna attivamente a perseguirlo da diverse prospettive.

Quanto il clima sta condizionando certi cambiamenti/variazioni delle colture?

“I cambiamenti climatici stanno giocando un ruolo determinante nelle variazioni delle colture, influenzando sia la distribuzione geografica che la durata dei cicli colturali. Le temperature più elevate stanno anticipandone la conclusione, portando ad un possibile avanzamento nella raccolta di colture come i pomodori in pieno campo. Questa anticipazione potrebbe manifestarsi sin dalla primavera in presenza di temperature elevate.” risponde la manager di Adriatica Group.
 
“Inoltre, grazie ai cambiamenti in corso, si creano le condizioni climatiche ottimali per alcune coltivazioni anche in regioni non storicamente vocate, aprendo così nuove possibilità per colture come il pomodoro da industria, che potrebbe estendersi oltre la Pianura Padana. Non mi meraviglierei se tra qualche anno si trovassero delle piantagioni di pomodoro in pieno campo in paesi come la Germania e Olanda, dove attualmente la produzione avviene principalmente in condizioni controllate come serre o fuori suolo. Sebbene quest’ultima rappresenti una valida alternativa, è applicabile solo a certe tipologie di colture ad alto reddito, che possono sostenere i costi associati agli investimenti e alla gestione.”.

Il diffondersi delle colture tropicali al Sud è un cambiamento permanente, Maria Rosaria?

“Il persistere delle condizioni climatiche favorevoli al diffondersi delle colture tropicali nel Sud potrebbe indicare un cambiamento permanente nel panorama agricolo: un esempio tangibile è stata l’introduzione delle prime piantagioni di avocado in Sicilia, circa vent'anni fa. È, però, importante considerare che le colture tropicali, spesso estranee al concetto tradizionale di agricoltura, richiedono adattamenti specifici anche nei paesi d'origine; in Brasile, ad esempio, sono emerse piantagioni di mango altamente specializzate, simili ai meleti delle valli vocate. Questa trasformazione è stata guidata dalla crescente domanda di mercato e dalla necessità di migliorare le pratiche agronomiche.  
 
In Sicilia, per esempio, dove si sta sperimentando con successo l'introduzione della coltura di avocado, è cruciale apprendere dagli errori del passato: una considerazione errata è stata trattare la pianta di avocado allo stesso modo degli agrumi, adottando pratiche di potatura simili senza considerare la fisiologia specifica della pianta. Questo approccio ha generato problemi importanti, perché per garantire il successo delle colture tropicali in questa regione è essenziale sviluppare pratiche colturali adatte; è un processo che richiede tempo e competenza.”

La coltura del kiwi si è spostata a Sud.

“Il kiwi - prosegue Maria Rosaria Stile - sta emergendo come una delle colture preferite nel Sud, occupando terreni precedentemente dedicati alle vecchie varietà di uva da tavola. Questo perché costano meno l'impianto, la gestione agronomica e la manodopera, mantenendo al contempo una resa paritaria o addirittura migliorata. Però è essenziale evitare di seguire le mode del momento, come è accaduto in passato con colture come il melograno e le bacche di goji, che sono passate da un’altissima domanda ad una rapida involuzione. La diffusione di una coltura è strettamente legata alle preferenze del consumatore finale, infatti: spesso si diffondono le colture che entrano pienamente nel largo consumo e che non sono legate a tendenze del momento. 

Nel contesto delle coltivazioni in ambiente controllato, attualmente disponiamo delle conoscenze, strumenti e strutture necessari per produrre una vasta gamma di prodotti agricoli in tutto il mondo. Tuttavia, la valutazione dell'adattabilità di una coltura in pieno campo deve essere attentamente considerata, anche in casi come la possibile coltivazione dello zenzero su piccola scala in condizioni controllate.”

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